Biomasse ed emissioni: un po’ di chiarezza

1503

Quando si parla di biomasse spesso la reazione è da titolo di giornale e l’equazione automatica vede  come secondo termine: emissioni dannose alla salute. Ebbene sì, anche le biomasse generano emissioni come tutto quanto viene combusto, dalla legna del caminetto di casa alla benzina nel motore Mercedes. Il problema non è dunque stabilire se la combustione di biomasse generi emissioni – risposta positiva – ma se queste emissioni siano le meno impattanti possibili, relativamente alle tecnologie disponibili. Inoltre si tratta di verificare se esiste un pericolo derivante da queste emissioni.  In un intervento su questo tema tenuto durante il convegno nazionale FIPER da Domenico Cipriano di RSE SpA, – Ricerca sul Sistema Energetico, società soggetta alla direzione ed al coordinamento di GSE S.p.A – si afferma che tre sono i fattori principali che concorrono a determinare la natura e la caratteristica dell’emissione finale: 1) caratteristiche del combustibile (cosa brucio), 2) tipologia di impianto utilizzato (come brucio) e 3) tipologia dei sistemi di abbattimento. Il punto 1 definisce l’emissione massima totale, ovvero l’impatto massimo sull’ambiente; l’utilizzo di opportuni dispositivi e caldaie nei punti 2 e 3 può abbassare in maniera importante le emissioni e portare un vantaggio per la salute e l’ambiente.

Vediamo come la natura del combustibile determini le caratteristiche delle emissioni. Cipriano afferma: “In un paragone tra l’impatto emissivo di diversi combustibili – carbone, olio combustibile denso, gas naturale, legna e rifiuti urbani – il gas naturale risulta indubbiamente il combustibile meno impattante dal punto di vista delle emissioni, ma la biomassa – rappresentata qui dalla legna – non parte particolarmente svantaggiata: genera il più basso impatto (come il gas naturale) in quanto a SOx, HCl e ovviamente CO2”.

A seconda poi del tipo di caldaia che si scelga, si riesce ad abbassare la quantità di tali inquinanti fino a due ordini di grandezza. Partendo dal caminetto di casa che manda in aria  tutto quanto genera, si può arrivare a caldaie ottimizzate con un controllo raffinato di gas all’interno della caldaia stessa e ricircolo fumi ed una diminuzione di cento volte le emissioni di partenza. A questo poi si aggiungono diversi sistemi di abbattimento e depolveratori. Quindi: “Le emissioni sono una funzione strettamente legata ad una serie di parametri che vanno oltre il tipo di combustibile”.. e l’utilizzo di biomassa di per se non è sufficiente per urlare “Alle emissioni!”. Ma vi è dell’altro. In un paragone durato una decina di anni, il gruppo di ricerca RSE ha avuto modo di analizzare le emissioni di due caldaie a biomasse, entrambe funzionanti a cippato vergine, tecnicamente identiche, funzionanti nello stesso modo, con le stesse potenze e correttamente. Le differenze rilevate nelle emissioni di polveri sottili arrivavano a valori di un ordine di grandezza, emettendo l’una tra le 200 e i 1000 mg/m3 e l’altra fino a 100 mg/m3. Come mai due centrali identiche hanno una polverosità così differente? Il risultato è legato alla preparazione della biomassa. Biomassa non è uguale a biomassa  e, sebbene entrambe le preparazioni siano conformi alla legge, la diversa preparazione (dimensione del cippato, purezza, etc.) influisce notevolmente sul risultato finale. Ma la preparazione della biomassa è un aspetto lasciato alla mercé del gestore  e non considerato fino in questo dettaglio da un punto di vista normativo. La lezione che si impara da questi dati è che “La relazione tra biomassa ed emissioni non esiste” afferma Cipriano. La matrice del combustibile è sicuramente importante per determinare la natura delle emissioni, ma è necessario ricorrere a caldaie moderne e allo stato dell’arte per ottenere un vero vantaggio ambientale ai sensi della qualità dell’aria.

A cura di Maria Luisa Doldi