Agroenergie, elemento fondamentale per l’agricoltura

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Figura 1

Con una serie di decreti degli ultimi tempi, si è posto un ulteriore ostacolo alla produzione di agroenergie da parte della agricoltura (e non solo). Si pensi alla fine degli incentivi per il fotovoltaico, alle modifiche ai regimi di sostegno per impianti già in esercizio, all’abolizione dei prezzi minimi garantiti, alla rimodulazione volontaria degli incentivi alla produzione elettrica da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico e infine al ddl IRPEF. Secondo Donato Rotundo – Direttore Area Energia e Ambiente di Confagricoltura – “Tale quadro sicuramente non sta favorendo l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili, visto che in Italia non c’è più certezza sul quadro normativo, non solo di quello futuro, ma anche di quello già in vigore. Si sta correndo il rischio di distruggere un settore che nell’ambito della green economy ha prodotto investimenti ed occupazione, peraltro in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’economia del nostro paese”.

Conviene oggi all’agricoltura continuare ad investire nella produzione energetica e se sì in quale misura e forma?

“Per quanto riguarda la produzione elettrica venendo meno il sistema di sostegno si può immaginare che la maggior parte degli investimenti si concentreranno su piccoli impianti per l’autoconsumo. Nel caso delle biomasse e del biogas, sia per la produzione elettrica che di calore, gli investimenti si concentreranno nelle imprese che hanno la necessità e/o l’opportunità di integrare maggiormente l’attività agricola e quella di produzione di energia, come nel caso degli allevamenti per il biogas, o nel caso di disponibilità di sottoprodotti, sia per il biogas che per le biomasse. Mentre il sistema di incentivazione sulla produzione elettrica si avvia al termine, va sottolineato che sussistono ancora diverse opportunità di investimento sia nel settore della produzione termica (conto termico e certificati bianchi), che può divenire un volano anche per lo sviluppo e la gestione del patrimonio forestale italiano, sia nei biocarburanti di nuova generazione”.

Nella strategia energetica nazionale le biomasse svolgono un ruolo importante per raggiungere gli obiettivi 20-20-20. Come si conciliano questi obiettivi con le politiche oggi in atto?

“Quasi il 50% della produzione di energia rinnovabile, secondo il Piano di azione e la strategia energetica nazionale dovrebbe provenire dalle biomasse. Mentre gli obiettivi al 2020 sono stati pressocchè raggiunti per l’energia elettrica, molta strada ancora deve essere percorsa per raggiungere gli obiettivi sulla produzione termica e sui biocarburanti. Una rivisitazione delle norme di incentivazione sulla produzione termica più accessibile per il settore agricolo e l’attuazione delle disposizioni sul biometano, sicuramente potranno favorire anche lo sviluppo di questi settori”.

 In quanto a bioenergie e agroenergie come si pone l’Italia rispetto al resto dell’Europa?

“L’Italia è partita con forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei sullo sviluppo delle bioenergie e delle agro energie. Il gap in alcuni settori, come il biogas, è stato recuperato; oggi siamo uno dei maggiori produttori di energia elettrica da biogas. Sui biocarburanti di prima generazione l’Italia non ha sviluppato specifiche filiere di rilievo mentre sta concentrando la sua attenzione sui biocarburanti avanzati. Per cui occorrerà attendere ancora qualche anno per avere i risultati di questa strategia”.

Cosa auspica Confagricoltura per il futuro delle agroenergie in Italia?

“Occorre innanzitutto preservare quello che fino ad ora è stato realizzato, evitando interventi normativi che modificano il regime di incentivazione  per gli impianti già in esercizio. Su questo aspetto Confagricoltura non solo auspica che si cambi strategia, ma si è fatta promotrice di azioni legali volte a tutelare i propri soci del settore agroenergetico. Se non risolvono tali problemi è difficile prevedere un futuro per le rinnovabili, vista la sfiducia che c’è attualmente tra le imprese che hanno investito nel settore. A livello più generale occorre elaborare una strategia, rivolta anche ai nuovi obiettivi dell’Unione Europea al 2030, che permetta di sviluppare ulteriormente, in modo equilibrato e con costi sostenibili le agroenergie. L’agricoltura oggi è chiamata ad affrontare due sfide fondamentali: da una parte contribuire all’aumento della produzione, dall’altra puntare con sempre più determinazione verso la sostenibilità economica, ambientale e sociale. Questo compito non può non essere accompagnato da un forte impulso all’eco-innovazione, da una sempre maggiore attenzione alle potenzialità della bioeconomia, alla diffusione di una maggiore collaborazione tra le imprese, con la creazione di reti tematiche capaci di efficientare anche in chiave green i processi aziendali. In tale contesto le agroenergie, la chimica verde e l’efficienza energetica sono strumenti fondamentali per raggiungere i suddetti obiettivi”.

Articolo di Maria Luisa Doldi